giovedì 24 aprile 2008

VOGLIO VEDERE LE BALENE PER L'ULTIMA VOLTA

Sarah Weber ha novantasette anni, sa che sta per morire e l’unica cosa che chiede a Dio è che le permetta di tirare fino ad agosto per vedere le balene un’ultima volta. Lei è sicura che verranno a salutarla facendo capriole davanti a casa sua. Gli abitanti dell’isola dicono che Sarah è matta perché non vuole farsi ricoverare in un ospedale nonostante i medici le abbiano promesso di allungarle la vita di altri cinque anni. Sua sorella Libby, due anni più giovane di Sarah, sopravvive da otto mesi in un ospedale e scrive lettere a Sarah pregandola di farsi ricoverare.
“Non mi interessa battere nessun record,” dice Sarah. “Voglio vedere le balene ancora una volta.”
“Ma zia…”
“Niente ma, Harry. Sono forse una tartaruga?”

Il nipote di Sarah ha otto anni e ha scommesso i suoi risparmi con Frank. Frank è il nipote di Amy, un’altra anziana dell’isola. Ognuno dei due ragazzi sostiene che la sua vecchia vivrà più a lungo. Harry ha molta fiducia in Sarah ma i suoi recenti problemi di salute cominciano a preoccuparlo. Con i soldi della scommessa Harry aveva intenzione di comprarsi una serie di pesci colorati. Sarh è cocciuta, Harry le ha detto che se supera i cent’anni sarà inserita in un libro di record e la inviteranno in Giappone per una settimana con tutte le spese pagate, magari le permetteranno persino di conoscere l’imperatore. Sarah è irremovibile.
“Il mondo ti ricorderà per sempre,” dice Harry.
“Me ne infischi del mondo,” dice Sarah.
“Sei una vecchia testarda,” dice Harry.
“E tu un giovane sciocco,” dice Sarah.

Per distogliere Harry dal suo obiettivo, Sarah gli racconta la storia di un uomo che voleva a tutti i costi essere unico. Spinto da questa brama l’uomo si mise
sistematicamente a eliminare tutti gli altri esseri viventi del pianeta. Mille anni dopo aveva concluso la sua opera e poté passeggiare solitario per quel mondo vuoto. C’era una cosa, tuttavia, che lo disturbava: la sua ombra era ancora lì e questo significava che non era ancora unico. L’uomo allora si nascose dietro una
roccia e mentre la sua ombra guardava da un’altra parte le inferse settanta pugnalate. Era felice, finalmente era riuscito a essere unico e assoluto. Purtrop-
po però trascurò le ferite e poco dopo morì di tetano.

In agosto arrivarono le balene e Sarah poté ammirarle in tutto il loro splendore. Quando le balene se ne andarono si incupì. Harry si avvicinò, aveva delle caramelle di menta che diviso con lei. Nonostante le preghiere, Sarah non volle raccontargli nessuna storia.
“Che cos’hai, Sarah?”
“Non lo so, Harry.”
“Le balene le hai viste,” dice Harry con gli occhi umidi. “Era quello che volevi no?”
“Sì, e ringrazio Dio per questo.”
“Allora?”
“Oh, Harry, tesoro, non lo capiresti.”
“Io, lo so che cos’hai, Sarah,” dice Harry asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. “Lo so e ho paura.”
“Cos’è che sai, tesoro?”
“Per favore, Sarah non piangere.”
“Non sto piangendo.”
Harry la abbraccia e le loro lacrime si mescolano.
“Vuoi vedere le balene un’ultima volta l’anno pros- simo, vero?”
“Sì, tesoro, solo una volta ancora.”
“E so anche come si chiama la tua balena preferita, quella che più desideri vedere.”
I singhiozzi si fanno più forti. Il bambino stringe l’anziana come se temesse di vederla volare via.
“Come si chiama, tesoro?”
“Ha otto anni e si chiama Harry.”

(Efraim Medina Reyes - C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
)

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