martedì 8 aprile 2008

TU SEI CIO' CHE AMI

– Ci troveranno.– Io non credo.– Non voglio morire, Donald. Ho sprecato la mia vita, Dio, l’ho sprecata.– Non è vero. E non morirai.– L’ho sprecata. Io ti ammiro, Donald, lo sai? Ho passato tutta la vita paralizzato, preoccupato di ciò che la gente pensa di me, invece tu, tu sei noncurante.– Non sono noncurante.– No. Non hai capito. Voleva essere un complimento. (pausa)– Ci fu una volta, al liceo, io ti guardavo dalla finestra della biblioteca. Tu parlavi con Sarah Marsh.– Oh si, ero pazzo di lei.– Lo so e… e… e flirtavi con lei; e lei era carina con te.– Si, me lo ricordo.– E poi, quando tu te ne andasti; lei si mise a prenderti in giro con Kim Canetti. Ed era… come se… ridessero di me. Tu non… non ne sapevi niente. Sembravi felice e contento.– Io sapevo. Li avevo sentiti.– Allora c… come mai eri così felice?– Io amavo Sarah, Charles. Era mio… quell’amore. Lo possedevo. Nemmeno Sarah aveva il diritto di portarmelo via. Io posso amare chi voglio.– Ma per lei tu eri patetico.– Ah… beh… quello era un problema suo, mica mio! Tu sei ciò che ami, non ciò che ama te. Questo l’ho capito molto tempo fa. (piange)– Che cos’hai?– Grazie– Per cosa?
Da "Il ladro di orchidee" Charles e Donald Kaufman

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