martedì 8 aprile 2008

DOV'E' L'AMORE

Sulle sponde di un lago incantato,viveva una ninfa solitaria e tenebrosa. Intorno a lei vi era un paradiso di profumi, colori, suoni, ma la giovinetta non era felice.
Il suo cruccio più grande, era quello di non avere un amore tutto per sé, e questo la rendeva un essere bisbetico e intrattabile agli occhi di tutti gli altri abitanti del lago.
Ogni giorno lambiva leggiadra le schiume sull’acqua, alla ricerca di un uomo che l’avrebbe amata come una regina, ma niente.
Guardava in alto, indietro, avanti e persino sul fondo dello specchio d’acqua, ma riusciva a scorgere solo la solita melma grigia senza vita.

Allora cominciò a invocare insistentemente gli dei del cielo:
“ O Signori gloriosi della luce,fate che anch’io abbia un amore e sarò la ninfa più felice del lago!”
Gli dei porsero l’orecchio alle sue lamentose preghiere e alfine le chiesero:
“ Sei proprio sicura di desiderare un amore?”
“Si, lo sono!” rispose la fanciulla.” E sei proprio certa di non averne già uno in fondo al tuo cuore?”
“ Vi ho guardato bene, ma non ho trovato nulla.”
“ E credi veramente che un uomo possa darti la gioia che cerchi?”
“ Sì, lo credo!”
Allora le divinità sospirarono mestamente e, scagliando un raggio di luce sulle acque, tuonarono: Sia come tu desideri!”

In pochi istanti comparve sullo specchio del lago l’immagine di un uomo sorridente,dalle sembianze regali e dagli occhi trasparenti come smeraldi.Ammaliata dal suo sorriso e splendore, la ninfa esclamò:
“O Padri del firmamento! E’ un incanto! E’ un sogno!E’ come l’ho sempre desiderato! Immensa sia la mia benedizione verso il cielo!”

Da quel momento, la giovane ninfa prese a interrogare il suo principe sorridente dallo sguardo fatato:
“ Mi ami?”
“ Ti amo.”
“ Mi comprendi?”
“ Ti comprendo.”
“Mi desideri?”
“ Ti desidero.”
La fanciulla si sentì felice.

Il giorno seguente ricominciò a chiedere al suo amore:
“ Mi ami?”
“ Ti amo.”
“ Mi comprendi?”
“ Ti comprendo.”
“ Mi desideri?”
“ Ti desidero.”
E fu ancora felice.

Per lungo tempo la giovane donna fece all’uomo le stesse domande, ricevendo le stesse risposte e in cuor suo meditava:
“ Davvero costui mi ama con certezza!”
Ma un bel giorno, anzi brutto per la verità, riflettendo tra sé e sé, avvertiva una strana inquietudine:
“ Come può questo essere bello come un dio, amarmi con tale sicurezza? Lo metterò alla prova!”

Così,dopo avergli chiesto ancora una volta se lui l’amasse, aggiunse una domanda:
“ Se davvero mi ami come dici, come puoi dimostrarmi il tuo amore? Dammi una prova.”
Allora, per la prima volta, l’uomo tacque.
“ Non hai parole per dimostrarmi il tuo amore?Sei un Re, fallo!”
Ma l’immagine dell’uomo taceva,e più la giovane insisteva, più l’uomo taceva.
“ Parla, dunque! Di’ qualcosa! Impreca, ma parla!”

Sospirando,l’uomo cominciò:
“ Mi hai chiesto se ti amassi e ti ho risposto di sì, mi hai chiesto se ti comprendessi e ti ho risposto ancora sì, mi hai chiesto se provassi desiderio per te e ancora sì, ma non mi hai mai chiesto chi fossi veramente.
Io sono l’immagine che gli Dei hanno creato a tua somiglianza, e altro non posso essere se non il riflesso dei tuoi desideri e delle tue illusioni. Quel che tu cerchi e non vedi, non posso dartelo, perché neanche io lo cerco e lo vedo. Sono la tua immagine, ricorda!”

A quelle parole rivelatrici,la ninfa piena d’ira urlò:
“ Che tu sia maledetto! Scompari dalla mia vista! Il tuo amore si è rivelato fasullo come le tue parole! Allontanati da me, essere senz’anima!”
E così dicendo, lanciò in acqua un sasso che colpì l’immagine e la frantumò in mille schizzi. Ogni schizzo diventò un eco “ Sono la tua immagine, ricorda…” ma la figura scomparve e non tornò mai più indietro.
La Fanciulla, ferita, pianse a lungo e prese a gridare contro il cielo:
“ O dei del tempo, quanto crudeli siete stati verso di me! Vi ho chiesto un amore vero e mi avete dato solo un’illusione!”

Le lacrime sgorgavano copiose e cadevano nelle acque come perle, e mentre si fondevano con esse,la ninfa osservò più attentamente quel lago che le era sempre parso noioso e senza vita.
Notò la trasparenza delle sue acque,e le increspature delle sue correnti che disegnavano magici arabeschi fulgidi di luce. Osservò i riflessi dorati del sole mollemente adagiati sul fondo, e per la prima volta si avvide dei colori, delle sfumature e di ogni sorta di forma di vita che pullulava in quel lago. Si meravigliò di vedere intorno a sé, frutti, piante, e un rigoglio d’insetti e farfalle che giocavano danzando sulla melodia ritmata della vita.
Di notte,si sedeva sulle rive ad ascoltare la gioiosa cantilena della natura e ammirare il nascondino dei pallidi riflessi lunari su quelle acque e,a poco a poco, quell’armonia le penetrò nell’animo e la fece sentire un tutt’uno con essa .E si amò, per la prima volta,si amò intensamente.

Allora comprese la lezione degli dei:
“ Come ho potuto credere di trovare l’amore fuori di me?Esso era dentro di me e non l’ho mai cercato.”
Da quel giorno, la ninfa divenne un’altra persona, fu gioiosa e serena e presero ad amarla anche tutti gli altri esseri del lago.
Poi, una sera, rivolse lo sguardo al cielo e ringraziò i suoi padri, per averle mostrato la vera via della pienezza,e custodì per sempre nello scrigno più nascosto del suo cuore, il segreto della vera felicità che la solitudine le aveva insegnato.
(dal web)

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