venerdì 8 agosto 2008

IL PASSEROTTO E L'AMORE

Ha detto che ballerà con me se le porterò delle rose rosse – si lamentava il giovane Studente – ma in tutto il mio giardino non c’è una sola rosa rossa. Dal suo nido lo ascoltò il passerotto, e si meravigliò: - Non ho una rosa rossa in tutto il mio giardino! – si lamentava lo Studente, e i suoi begli occhi erano pieni di lacrime. - Ah, da qual sciocchezze dipende la felicità! Ho letto gli scritti di tutti i sapienti, conosco tutti i segreti della filosofia, ciononostante la mancanza di una rosa rossa sconvolge la mia vita! - Ecco finalmente un vero innamorato – disse il passerotto. – Notte dopo notte ho cantato di lui, nonostante non lo conoscessi: ho favoleggiato la sua storia alle stelle, e ora lo vedo. Il Principe da un ballo domani sera e la mia amata vi andrà. Se le porterò una rosa rossa ballerà con me fino all’alba. Se le porterò una rosa rossa la terrò fra le mie braccia ed ella piegherà il capo sulla mia spalla, e la mia mano stringerà la sua. Ma non c’è una rosa rossa in tutto il mio giardino, e così io siederò solo, ed ella passerà dinnanzi a me senza fermarsi. Non avrà nessuna cura di me. E il mio cuore si farà a pezzi. - Ecco certamente un vero innamorato – disse il passerotto. – Ciò che io canto, egli lo patisce, ciò che per me è gioia, per lui è pena. Davvero l’Amore è una cosa straordinaria. È più prezioso degli smeraldi e degli splendidi opali. Perle e granati non possono comperarlo, e non è in vendita. Non possono comprarlo i mercanti, né pesarlo le bilance dell’oro. Il passerotto comprendeva il segreto dolore dello Studente, e restava taciturno a pensare sul mistero dell’Amore. D’improvviso distese le sue ali e volò, si librò nell’aria. Passò attraverso il boschetto come un’ombra, e come un’ombra svolazzò sul giardino. Al centro dell’aiuola erbosa s’ergeva un bellissimo Rosaio, e non appena il passerotto lo vide volò sopra di lui e si posò su un ramo. - Dammi una rosa rossa – supplicò – e ti canterò la mia canzone più dolce. - Le mie rose sono rosse – rispose – Ma l’inverno ha ghiacciato le mie vene e il gelo ha dilaniato i miei boccioli, e l’uragano ha spezzato i miei rami, e non avrò più rose quest’anno. - Una sola rosa rossa è tutto ciò che ti chiedo! – urlò il passerotto. – Non c’è proprio nessun sistema per averla? - Un modo c’è – rispose il Rosario – ma è terribile che non ho il coraggio dirtelo. - Dimmelo – implorò il passerotto – io non ho paura.- Se vuoi una rosa rossa – disse il Rosaio – sei costretto a formarla con la musica al lume della luna, e colorarla col sangue del tuo cuore. Devi cantare per me col petto contro una spina. Tutta la notte, e la spina deve trafiggere il tuo cuore, e il tuo sangue vivo deve scendere nelle mie vene e diventare mio. - La morte è un prezzo alto da pagare per una rosa rossa – si dolse il passerotto – e la vita è così cara a tutti. Ma l’Amore è più prezioso della Vita, e cos’è mai il cuore di un uccellino equiparato al cuore di un uomo? Così piegò le ali nel volo, e si librò nell’aria. Lo Studente era ancora steso nell’erba e il pianto non s’era ancora rasciugato dai suoi occhi. - Sii felice – gli urlò il passerotto. – Sii felice! Avrai la tua rosa rossa! Tutto ciò che ti chiedo in cambio è d’essere un vero innamorato, perché l’Amore è il più giudizioso della Filosofia, per quando saggia essa sia, e il più autorevole del Potere, per quando potente esso sia. Sono color di fiamma le sue ali, color di fiamma è il suo corpo. Le sue labbra sono dolci come il miele, e simile all’incenso è il suo alito. Lo Studente s’alzò, e trasse di tasca un taccuino e una matita. - Questa creatura ha stile. Disse a se stesso – è un fatto che non si può contestare, ma avrà inoltre sentimenti? Ho timore di no. In verità, è come la maggior parte degli esseri tutta forma, nessuna lealtà. Non si offrirebbe in sacrificio per gli altri. Pensa solamente alla musica, e tutti sanno che è egoismo. Bisogna in ogni modo ammettere che ha note incantevoli nella sua voce. Peccato che non significano nulla, e non abbiamo alcun’utilità pratica. E quando la Luna spiccò nei cieli il passerotto volò dal Rosaio, e pose il suo petto contro la spina. Tutta la notte cantò col petto contro la spina, e la fredda Luna di cristallo si chinò ad udirlo. Tutta la notte cantò, e la spina si spingeva sempre più profonda nel suo petto, e il suo sangue fluiva da lui. Prima cantò dell’amore che germoglia nel cuore di un fanciullo e di una fanciulla. E sul ramo più alto del Rosaio fiorì una rosa magnifica, petalo dopo petalo come nota dopo nota. Pallida era in un primo momento, come la nebbia pallida come le orme del mattino, e argentea come le ali dell’alba. - Premi più forte, piccolo passerotto – urlava il Rosario Così il passerotto premette più forte sulla spina, e più forte si fece il suo canto, cantava il venire al mondo della passione nell’anima di un uomo e di una donna. Una tenue striatura rosea si sparse nei petali del fiore. Ma la spina non era giunta al cuore dell’uccellino, e il cuore della rosa restava bianco, perché solo il sangue del cuore di un passerotto può invermigliare il cuore di una rosa. Così il passerotto premette più forte sulla spina, e la spina gli toccò il cuore, e un violento dolore lo trafisse. Più e più penoso era il dolore, e più e più selvaggio si faceva il canto, poiché ora cantava dell’Amore che è reso perfetto dalla Morte, e dell’Amore che non muore nella tomba. E la stupenda rosa diventò vermiglia, vermiglia la fascia dei petali intorno alla corolla, e vermiglio come il rubino era il suo cuore. Ma la voce del passerotto si fece più debole, e le sue ali iniziarono a sbattere, e un velo discese suoi occhi. Più e più debole si fece il suo canto, e qualche cosa lo soffocava in gola come un pianto convulso. Allora proruppe in un ultimo slancio di musica. La rosa rossa lo udì, e fremé tutta d’estasi, e aprì i suoi petali alla fredda aria del mattino. - Guarda! Guarda! – gridò il Rosario – la rosa è perfetta, ora! Ma il passerotto non rispose, perché stava steso morto nell’erba alta, con la spina nel cuore. A mezzogiorno lo Studente aprì la finestra e guardo fuori. - Che sbalorditivo colpo di fortuna! – disse con enfasi. – Una rosa rossa! Non ho mai visto una rosa come questa in tutta la mia vita. È così bella - si sporse e la colse. - Avevate promesso di ballare con me se vi avessi portato una rosa rossa – urlò lo Studente – ecco la rosa più rossa di tutto il mondo. La porterete stasera sul cuore e mentre danzeremo insieme vi dichiarerà quando vi amo. Ma la ragazza corrugò la fronte. - Temo che non sia adattata al mio vestito – rispose – e poi, il nipote del Ciambellano mi ha mandato in dono dei gioielli veri, e tutti sanno che i gioielli valgono più dei fiori. - In fede mia, siete davvero un’ingrata! – disse lo Studente in un impeto d’ira; e gettò la rosa giù nella strada. - Che balordaggine è l’Amore! – disse lo Studente andandosene. – Non è utile neppure la metà della Logica, perché non esprime nulla, promette sempre cose che non si concretizzano e fa credere in cose che non sono vere. In effetti, non è per niente pratico, e nel tempo in cui viviamo la praticità è tutto, e così si chiuse dentro nella sua stanza, prese dallo scaffale un vecchio libro polveroso, e si mise a leggere.......

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