sabato 9 agosto 2008

IL FALCHETTO ED IL VOLO

C'era una volta un falchetto convinto di saper volare, era nato in un piccolo allevamento caduto in rovina, per alcuni anni aveva vissuto con le altri falchetti addestrati da un bravissimo falconiere, in una piccola voliera poco fuori citta'. Tutti i falchi della voliera lo guardavano in modo strano, inutilmente, il povero falconiere aveva tentato di addestrarla, ma non era riuscito a piegarne l'indole, ed alla fine aveva desistito, era il suo ultimo esemplare e sfortuna aveva voluto che quell'ultimo addestramento fosse coinciso con il suo primo fallimento, ed all'inizio della sua sfortuna. Le altre bestiole dicevano che il falchetto non sapeva volare, questo perche' ogni volta che il povero falconiere lo portava assieme agli altri falchi per qualche esibizione, assicurandosi la zampetta alla cintola, una volta tolto il cappuccio, il falchetto rimaneva immobile sul suo braccio. Ah, si commiserava il falchetto, ricordava troppo bene la sensazione provata quando aveva spiccato il suo primo volo, il dolore provato nell'avere a disposizione tanto cielo, e dopo pochi colpi d'ala la delusione di essersi sentito richiamato a terra dal tendersi del filo, sentirsi prigioniero senza nessun confine da dover valicare, ed allora aveva deciso di non volare, nonostante le punizioni del falconiere, nonostante il suo urlare, nono stante le privazioni, non avrebbe accettato un'imitazione di liberta' condizionata al suo volere, non avrebbe mai accettato di tornare indietro al suo fischio pur avendo voglia di andare, non era volare quello, se ne infischiava di quello che dicevano gli altri falchi, che ne sapevano loro? Tutti intenti a guardare all'interno della voliera e a litigarsi i bocconi piu' buoni facendo inutili moine. Il caso volle che il falconiere assillato dai debiti vendette in blocco tutte le bestiole allo zoo della sua citta'. Fu cosi' che tutti i falchi furono immessi nell'immensa voliera insieme a tutti gli altri rapaci, il nostro falco scelse l'appoggio piu' vicino alla rete della voliera e rimase li' fermo, gli altri lo canzonavano motivando la sua immobilita' con il timore che il falco aveva per il volo, aggiungendo che ora era chiara e lampante a tutti la sua incapacita' al volo, che ora non c'era' nessuno a imporgli come volare, ora era libero, le sue eran tutte scuse. Lui rispondeva che quella era solo una gabbia piu' grande e che fuori di la' ce ne sarebbe stata un'altra ancora piu' grande, cosi' fino al confine del cielo, e che quindi non valeva la pena di darsi da fare per volare in cerchio stretti in maglie d'acciaio, per quanto potesse esser grande la voliera, non sarebbe mai stata grande abbastanza e non valeva la pena di volare per fuggire ad ogni ingresso del custode, oltre quella gabbia ce ne sarebbe stata un'altra, e poi un'altra... e allora perche' volare? Finche' un giorno passo di la' un falco, si poso' sulla rete e disse: " Ehi che fai la ' fermo perche' non voli? " e il falchetto racconto' la sua storia, ed il falco ascolto' attento alla fine aggiunse: "E tu in tutti questi anni perche' non sei fuggito per trovare i confini del cielo, per veder oltre l'ultima gabbia cosa c'e'?" Allora il falchetto ammise: "Non l'ho fatto perche' ho paura che quel che potrei trovare." Allora il falco aggiunse: " Allora il tuo confine è nel tuo cuore, finche' non troverai il coraggio di passare quel confine, non ha senso che tu lasci questa gabbia." Detto questo riprese il suo volo. Fu cosi' che un giorno, sul fondo della voliera, venne trovato il corpicino del falchetto, che in un'atto d'estremo coraggio aveva reciso la sua catena, fermando cio' che gli impediva di volare.
Morale: A volte siamo abili costruttori di gabbie che utilizziamo per difenderci dai sogni e dalla possibilita' di realizzarli...

(dal web)

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