lunedì 19 novembre 2012

FERIRE E CHIEDERE SCUSA


-Prendi un piatto e tiralo a terra. 
-Fatto. 
-Si è rotto? 
-Si. 
-Adesso chiedigli scusa. 
-Scusa. 
-E’ tornato come prima ?
-No. 
-Ora capisci ?
( Francesco Sole )

TRASFORMA IL DOLORE IN PERLA


Disse un'ostrica a una vicina:
"-Ho veramente un gran dolore dentro di me.
È qualcosa di pesante e di tondo, e sono stremata".
Rispose l'altra con borioso compiacimento:
"- Sia lode ai cieli e al mare, io non ho dolori in me.
Sto bene e sono sana sia dentro che fuori".
Passava in quel momento un granchio
e udì le due ostriche, e disse a quella che stava bene
ed era san
a sia dentro che fuori:
"- Sì, tu stai bene e sei sana;
ma il dolore che la tua vicina porta dentro di sé
è una perla di straordinaria bellezza".

È la grazia più grande, quella dell’ostrica.
Quando le entra dentro un granello di sabbia,
una pietruzza che la ferisce,
non si mette a piangere, non strepita,non si dispera.
Giorno dopo giorno trasforma il suo dolore in una perla:
- il capolavoro della natura.
DAL WEB

domenica 4 novembre 2012

I NOSTRI PENSIERI RIVELANO NOI STESSI


"Chi sono io?" chiese un giovane ad un Maestro di spiritualità. "Sei quello che pensi" rispose il saggio. "Te lo spiego con una piccola storia". Un giorno, dalle mura di una città, verso il tramonto si videro sulla linea dell'orizzonte due persone che si abbracciavano.
"Sono un papà e una mamma", pensò una bambina innocente. "Sono due amici che s'incontrano dopo molti anni", pensò un uomo solo. "Sono due mercanti che hanno concluso un buon affare", pensò un uomo avido di denaro. "È un padre che abbraccia un figlio di ritorno dalla guerra", pensò una donna dall'anima tenera. "È una figlia che abbraccia il padre di ritorno da un viaggio", pensò un uomo addolorato della morte di una figlia. "Sono due innamorati", pensò una ragazza che sognava l'amore. "Sono due uomini che lottano all'ultimo sangue", pensò un assassino. "Chissà perché si abbracciano", pensò un uomo dal cuore arido. "Che bello vedere due persone che si abbracciano", pensò un uomo di Dio. "Ogni pensiero, concluse il Maestro, rivela a te stesso quello che sei".
dal web

ADATTARSI ALLA CORRENTE


Un uomo anziano cadde accidentalmente nelle rapide di un fiume, e si avvicinava pericolosamente ad una cascata. Tutti i presenti sulla sponda del fiume temettero per la vita dell'uomo, ma egli miracolosamente riemerse vivo ed illeso ai piedi della cascata. La gente sorpresa gli chiese come fosse riuscito a sopravvivere. "Ho adattato me stesso all'acqua, e non l'acqua a me. Senza pensare ho permesso al mio corpo di essere modellato dalla corrente. Tuffandomi nei vortici, ne sono venuto fuori. Così sono sopravvissuto".
L'uomo e la corrente, storia zen.

giovedì 1 novembre 2012

LE PERSONE CHE CI VOGLIONO BENE


Un giorno, una giovane donna ricevette una dozzina di rose con un biglietto che diceva: "Una persona che ti vuole bene".
Senza però la firma.
Non essendo sposata, il suo pensiero andò agli uomini della sua vita: vecchie fiamme, nuove conosc
enze. Oppure erano stati la mamma e il papà?
Qualche collega di lavoro? Fece un rapido elenco mentale. Infine telefonò a un'amica perché l'aiutasse a scoprire il mistero.
Una frase dell'amica le fece all'improvviso balenare un'idea.
"Dì; sei stata tu a mandarmi i fiori?".
"Sì".
"Perché?".
"Perché l'ultima volta che ci siamo parlate eri di umore nero. Volevo che trascorressi un giorno pensando a tutte le persone che ti vogliono bene".
dal web

sabato 25 agosto 2012

SCRIVERE LE FERITE NELLA SABBIA E INCIDERE NELLA PIETRA LE GIOIE


Una storia racconta di due amici che camminavano nel deserto. In qualche momento del viaggio cominciarono a discutere, e l’amico diede uno schiaffo all’altro, questi addolorato, ma senza dire nulla, scrisse nella sabbia: Il mio migliore amico oggi mi ha dato uno schiaffo. Continuarono a camminare, finché trovarono un’oasi, dove decisero di fare un bagno. L’amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò. Dopo che si fu ripreso, scrisse su una pietra: Il mio migliore amico oggi mi ha salvato la vita. L’amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò: Quando ti ho ferito hai scritto nella sabbia, e adesso lo fai su una pietra. Perché? L’altro amico rispose: Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo nella sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo. Ma quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo nella pietra, dove nessun vento possa cancellarlo. Impara a scrivere le tue ferite nella sabbia e a incidere nella pietra le tue gioie! (Web)

martedì 21 agosto 2012

CHE COSA CONQUISTA UNA DONNA

Il vento decise un giorno di sfidare il sole
Il vento sosteneva che sarebbe riuscito a far togliere il cappotto ad una donna prima di quanto potesse fare il sole. Il sole accettò la scommessa. Il vento soffiò e soffiò, ma la donna non fece altro che stringersi sempre più nel suo cappotto.
Quando venne il suo turno, il sole si limitò a brillare. La donna iniziò ad avere caldo e poco dopo si tolse il cappotto
Roberto Cavaliere

LE COSE CHE NON SERVONO PER ESSERE FELICI

Un maestro spirituale che predicava continuamente l’importanza di staccarsi dalle cose materiali, venne invitato assieme ai suoi discepoli a una fiera dell’artigianato, con oggetti provenienti da tutti i continenti. Entrato nel primo padiglione, il maestro ci rimase il triplo del tempo impiegato dagli altri per guardare gli oggetti esposti.
Stupiti, i discepoli tornarono indietro per capire perché ci mettesse tanto e lo trovarono che ammirava incantato tutti gli oggetti esposti, uno per uno. “Maestro”, dissero i discepoli, “tu che parli tanto di spiritualità e di distacco, come mai ti sei fermato tanto davanti a questi oggetti?”. Sorridendo, il maestro li guardò negli occhi e rispose: “Cari discepoli, avete ragione. Il fatto è che sono veramente stupefatto dal vedere la quantità di cose materiali che non mi servono per essere felice”.
(Jaime Jaramillo, Ti amo ma sono felice anche senza di te)

lunedì 6 agosto 2012

IL VERO DESIDERIO DA ESAUDIRE

Un uomo che lamentava di aver dovuto sopportare nella sua vita solo disgrazie e dolori chiese a Dio di soddisfare tre suoi desideri.
Dio acconsentii chiedendogli che cosa volesse. 
L'uomo come prima richiesta
 chiese che morisse la moglie perchè era insopportabile e causa di tante sue disgrazie. Dio esaudii questo suo primo desiderio.
Ai funerali della moglie molti suoi amici tessero gli elogi di quest'ultima ed unitamente alla solitudine che lo aveva assalito chiese come secondo desiderio di far ritornare in vita la moglie.
Gli rimaneva un ultimo desiderio da chiedere: era tentato di chiedere soldi o salute o amore o quant'altro ancora.
Non riuscendo a decidere chiese consiglio a Dio.
Quest'ultimo gli rispose: "Chiedi di accettare con serenità qualunque cosa possa capitarti"

Roberto Cavaliere

LA SEPARAZIONE E' SEMPRE DOLOROSA

Una coppia di amanti decide di separarsi di comune accordo. 
Nel momento in cui cercano di separarsi, non ci riescono perché il loro grado di ‘fusione’ durante la relazione è arrivato a una tale intensità 
che le loro gambe, braccia, mani sono talmente intrecciate da non riconoscere quelle dell’uno e dell’altro. 
Decidono di rivolgersi a un vecchio saggio. Quest’ultimo dopo aver appreso del problema prende un grosso ago e punge un braccio. 
“Ahia ! che dolore” grida uno dei due amanti.
“Ecco questo braccio è tuo” afferma il saggio.
E’ cosi, di dolore in dolore, i due amanti riescono a separarsi.
Morale: anche quando la separazione è di comune accordo, è dolorosa e lo è ancora di più se è alto il grado di fusione precedente nella coppia. 

OGNUNO DONA QUELLO CHE HA NEL CUORE

Un giorno un uomo  ricco consegnò  ad un uomo povero un cesto pieno di roba vecchia da buttare.
L’uomo povero, senza battere ciglio, anzi sorridendo prende il cesto e va via.
Ritorna qualche giorno dopo collo stesso cesto pieno di fiori stupendi e lo consegna all’uomo ricco.
L’uomo ricco stupito chiede come mai gli restituisce fiori quando lui gli aveva dato solo roba da buttare via.
L’uomo povero risponde che ognuno dona quello che ha nel cuore .
Roberto Cavaliere

venerdì 6 luglio 2012

RENDERSI CONTO DI AVERE LE ALI

Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato.

"E l'altro?" chiese il re.

"Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare. Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo".

Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco.

Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno poté schiodare il falco dal suo ramo.

Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull'albero, giorno e notte.

Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema.

Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino.

"Portatemi l'autore di questo miracolo", ordinò.

Poco dopo gli presentarono un giovane contadino.

"Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?" gli chiese il re.

Intimidito e felice, il giovane spiegò: "Non è stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali e ha incominciato a volare".
BRUNO FERRERO, Ma noi abbiamo le ali


COME PREGARE SIN DALL'INIZIO

Quand’ero giovane ero un rivoluzionario e tutte le mie preghiere a Dio erano: «Signore, dammi la forza di cambiare il mondo».

Quand’ero ormai vicino alla mezza età e mi resi conto che metà della mia vita era passata senza che avessi cambiato nulla, mutai la mia preghiera in: «Signore, dammi la grazia di cambiare tutti quelli che sono in contatto con me. Solo la mia famiglia e i miei amici, e sarò contento».

Ora che sono vecchio e i miei giorni sono contati comincio a capire quanto sono stato sciocco. La mia sola preghiera è: «Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso».

Se avessi pregato così fin dall’inizio!
BAYAZID AL-BISTAMI

CERTI TESORI CI SONO SOLO PER CHI BATTE PER PRIMO UNA NUOVA STRADA

All'uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto.

Martino lo sapeva perché l'aveva chiesto un po' a tutti,e da tutti aveva avuto la stessa risposta:- Quella strada lì? Non va in nessun posto. È inutile camminarci.

- E fin dove arriva?

- Non arriva da nessuna parte.

- Ma allora perché l'hanno fatta?

- Non l'ha fatta nessuno, è sempre stata lì.

- Ma nessuno è mai andato a vedere?

- Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c'è niente da vedere...

- Non potete saperlo, se non ci siete stati mai.

Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto.

Quando fu abbastanza grande da attraversare la strada senza dare la mano al nonno, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce, ma per fortuna non pioveva da un pezzo, così non c'erano pozzanghere. A destra e a sinistra si allungava una siepe, ma ben presto cominciarono i boschi. I rami degli alberi si intrecciavano al di sopra della strada e formavano una galleria oscura e fresca,nella quale penetrava solo qua e là qualche raggio di sole a far da fanale.

Cammina e cammina, la galleria non finiva mai, la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi, e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro quando vide un cane.

«Dove c'è un cane c'è una casa, - rifletté Martino, - o per lo meno un uomo».

Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora.

- Vengo, vengo, - diceva Martino, incuriosito. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi, in alto riapparve il cielo e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro.

Attraverso le sbarre Martino vide un castello con tutte le porte e le finestre spalancate, e il fumo usciva da tutti i comignoli, e da un balcone una bellissima signora salutava con la mano e gridava allegramente:

- Avanti, avanti, Martino Testadura!

- Toh, - si rallegrò Martino, - io non sapevo che sarei arrivato, ma lei sì.

Spinse il cancello, attraversò il parco ed entrò nel salone del castello in tempo per fare l'inchino alla bella signora che scendeva dallo scalone. Era bella, e vestita anche meglio delle fate e delle principesse, e in più era proprio allegra e rideva:

- Allora non ci hai creduto.

- A che cosa?

- Alla storia della strada che non andava in nessun posto.

- Era troppo stupida. E secondo me ci sono anche più posti che strade.

- Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni, ti farò visitare il castello.

C'erano più di cento saloni, zeppi di tesori d'ogni genere, come quei castelli delle favole dove dormono le belle addormentate o dove gli orchi ammassano le loro ricchezze. C'erano diamanti, pietre preziose, oro, argento,e ogni momento la bella signora diceva: - Prendi, prendi quello che vuoi. Ti presterò un carretto per portare il peso.

Figuratevi se Martino si fece pregare. Il carretto era ben pieno quando egli ripartì. A cassetta sedeva il cane,che era un cane ammaestrato, e sapeva reggere le briglie e abbaiare ai cavalli quando sonnecchiavano e uscivano di strada.

In paese, dove l'avevano già dato per morto, Martino Testadura fu accolto con grande sorpresa. Il cane scaricò in piazza tutti i suoi tesori, dimenò due volte la coda insegno di saluto, rimontò a cassetta e via, in una nuvola di polvere. Martino fece grandi regali a tutti, amici e nemici,e dovette raccontare cento volte la sua avventura, e ogni volta che finiva qualcuno correva a casa a prendere carretto e cavallo e si precipitava giù per la strada che non andava in nessun posto.

Ma quella sera stessa tornarono uno dopo l'altro, con la faccia lunga così per il dispetto: la strada, per loro, finiva in mezzo al bosco, contro un fitto muro d'alberi, in un mare di spine. Non c'era più né cancello, né castello, né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova, e il primo era stato Martino Testadura.
GIANNI RODARI,

venerdì 29 giugno 2012

ESSERE SENZA RICORDI

In una storia taoista, un uomo di mezz'età perde la testa. Si dimentica di tutto. La sera non ricorda più che cosa ha fatto durante il giorno, e l'indomani non ricorda più della sera prima. In casa dimentica di sedersi, per la strada di camminare. In ogni momento la sua mente cancella ciò che è successo un momento prima.

I suoi familiari sono disperati. Le provano tutte, medici, stregoni, sciamani, ma niente funziona. Alla fine viene Confucio e dice: "Io so di che si tratta, ho una medicina segreta. Lasciatemi solo con lui". E così accade. La cura prende qualche tempo, e nessuno sa bene che cosa succede. Alla fine l'uomo è guarito e ricorda tutto.

 
È guarito, ma furioso: "Prima, quando dimenticavo ogni cosa, la mente era libera e pura. Ora è appesantita dai ricordi: decine di anni di vittorie e sconfitte, guadagni e perdite, piaceri e dolori. E i ricordi del passato mi riempiono di preoccupazioni per il futuro. Non potrei avere ancora un momento di dimenticanza?".

 
Tratto da La forza della gentilezza, Piero Ferrucci

UN SOGNO VA' PRIMA RINNEGATO PER CAPIRE SE E' QUELLO GIUSTO

C’era un ragazzino che sognava di diventare chitarrista. Venne il suo compleanno e come regalo chiese, ovviamente, una chitarra. Era molto bella. Piena di corde, però.

Provò timidamente a toccarle e ne fu respinto. Allora le accarezzò. Emisero un gorgoglio ottuso: niente a che spartire col mondo di suoni che lui si sentiva dentro. «Andrò da un insegnante di musica», disse. Aveva saputo da qualche parte che quando un sogno ti resta incollato addosso significa che non è più un'illusione, ma un segnale che ti sta indicando la tua missione nella vita. Cucinare. Fare calcoli. Riparare orologi. Ciascuno di noi ha la sua e l'errore è credere che una sia più importante dell'altra, solo perché non tutte procurano fama e denaro.

Il ragazzino era sicuro che la sua missione fosse tirare fuori dalla pancia quei suoni. Così andò a lezione. Non capì niente. Ci ritornò e fu peggio. «Mi arrendo, il sogno era falso: io non ho talento per la musica».

Se non s'imbottì di Prozac, è solo perché non esisteva ancora. Nascose la chitarra in un baule e accese la radio. Lo invase un suono semplice, nuovo: pochi accordi ritmati. I disc-jockey dell’epoca lo chiamavano skiffle, ma era già il rock.

 
Il ragazzino riaprì il baule e provò il primo accordo. In quel momento capì che per sapere se un sogno era giusto occorreva prima rinnegarlo, affinché la vita te lo restituisse per sempre con una rivelazione improvvisa. Raccontò la sua scoperta a un amico, che ieri in un'intervista l'ha raccontata al mondo.

 
Ah, quel ragazzino si chiamava John Lennon.

 
Tratto da Ci salveranno gli ingenui, Massimo Gramellini

mercoledì 23 maggio 2012

LA FINE DELLA NOTTE E L'INIZIO DEL GIORNO

Un vecchio rabbino domandò una volta ai suoi allievi
da che cosa si potesse riconoscere il momento preciso
in cui finiva la notte e cominciava il giorno.
“Forse da quando si può distinguere con facilità
un cane da una pecora?”.
“No”, disse il rabbino.
“Quando si distingue un albero di datteri da un albero di fichi?”.
“No”, ripeté il rabbino.
“Ma quand’è, allora?”, domandarono gli allievi.
Il rabbino rispose:
“E’ quando guardando il volto di una persona qualunque,
tu riconosci un fratello o una sorella.
Fino a quel punto è ancora notte nel tuo cuore”.
(Bruno Ferrero, tratto da : Il Canto del Grillo)

sabato 5 maggio 2012

COGLIERE LA BELLEZZA DELLA VITA


Una storia Buddista racconta che Buddha si stesse preparando a tenere un discorso, ma proprio mentre stava per cominciare, notò un fiore, lo colse e si fermò ad osservarlo sorridendo lievemente.
Tutti gli astanti lo osservarono lungamente, interrogativi, chiedendosi quando il discorso sarebbe cominciato; solo uno di loro sorrise… A lui, Buddha porse il mantello e la ciotola.
Solo lui aveva compreso che il “discorso” del Buddha era appunto cogliere la bellezza della Vita nella sua semplicità, con animo sereno e disponibile e, guardano il fiore, entrambi sorrisero.

sabato 28 aprile 2012

TUTTO PASSA

Un giovane adepto si reca dal suo maestro di meditazione e dice: "Maestro, la mia meditazione è orribile. Mi distraggo di frequente, mi fanno male le gambe, a volte cedo al sonno... è semplicemente orribile!"

"Passerà", disse il maestro.

Una settimana dopo il giovane tornò dal maestro pieno di entusiasmo: "Maestro, la mia meditazione è fantastica. Mi sento così consapevole, pacifico, vivo....è semplicemente fantastico!"

"Passerà", disse il maestro.

venerdì 6 aprile 2012

PRIGIONIERO DI UN MONDO PERFETTO

Dentro la palla di neve sulla scrivania di mio padre c'era un pinguino con una sciarpa a righe bianche e rosse. Quando ero piccola papà mi metteva seduta sulle sue ginocchia e prendeva in mano la palla di neve. La capovolgeva perché la neve si raccogliesse tutta in cima, poi con un colpo secco la ribaltava. E insieme guardavamo la neve che fioccava leggera intorno al pinguino. Il pinguino è tutto solo, pensavo, e mi angustiavo per lui.

Lo dicevo a papà e lui rispondeva: «Non ti preoccupare, Susie, sta da re. È prigioniero di un mondo perfetto».
Alice Sebold


martedì 27 marzo 2012

L'ONDA ED IL MARE


Un giorno l'onda chiese al mare: "mi vuoi bene?". Ed il mare le rispose: "Il mio bene è così forte che ogni volta che t' allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l' essenza del mio esistere.".L'onda fu felice. Tra le braccia del mare.
Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé.Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l'onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l'onda potesse assaporare anch' essa quella precarietà che rende le cose preziose.L'onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l'ultima volta che l'onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine. (Tony Kospan)
 

sabato 10 marzo 2012

NON DESIDERARE L'ALTRUI

-Perde giustamente il proprio chi desidera l'altrui.-
  
È la morale della favola: Il cane che porta la Carne attraverso il fiume. L'animale, per afferrare l’ombra più grande riflessa nell’acqua, finì col perdere anche il pezzo di carne che teneva tra i denti.

venerdì 9 marzo 2012

PERCHE' AVERE FRETTA ?

"Buon giorno", disse il piccolo principe.
"Buon giorno", disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva piu' il bisogno di bere.

"Perche' vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
... "E' una grossa economia di tempo", disse il mercante.
"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre' minuti la settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatre' minuti?"
"Se ne fa quel che si vuole..."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatre' minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana..."

Il piccolo principe (Le Petit Prince) di Antoine de Saint- Exupéry

sabato 11 febbraio 2012

RINCORRERE LA FELICITA'

“Un gattone vide un gattino che rincorreva la sua coda e gli domandò:
“Come mai corri dietro alla tua coda in questo modo? “.

Rispose il gattino:
“ho sentito dire che la cosa migliore per un gatto è la felicità, e che la felicità è la mia coda. Ecco perché la rincorro, e quando l’avrò afferrata avrò la felicità”.

“figliolo” disse il vecchio gatto “anch’io ho considerato con attenzione i problemi universali. Anch’io ho concluso che la felicità è nella mia coda, ma ho notato che, ogni volta che mi metto a rincorrerla, essa mi sfugge, mentre quando faccio altre cose, mi viene dietro ovunque io vada”.
C.L.James

mercoledì 8 febbraio 2012

L'AMORE NON DEVE NE' IMPLORARE NE' PRETENDERE

"Una volta (ero rimasto lontano alcuni giorni) mi vide ritornare turbato, e presomi in disparte osservò: << Lei non deve abbandonarsi a desideri nei quali non crede. So che cosa desidera, ma deve poter rinunciare a questi desideri oppure desiderare appieno. Se riesce a chiedere in modo da essere sicuro dell'esaudimento sarà anche esaudito. Lei invece desidera e poi si pente e ha paura. Tutto ciò bisogna superare. Le racconterò una fiaba. >>

E mi parlò di un giovane che era innamorato di una stella. In riva al mare tendeva le braccia e adorava la stella, la sognava e le rivolgeva i suoi pensieri. Ma sapeva o credeva di sapere che le stelle non possono essere abbracciate dall'uomo. Considerava suo destino amare senza speranze un astro, e su questo pensiero costruì tutto un poema di rinunce e di mute sofferenze che dovevano purificarlo e renderlo migliore. Tutti i suoi sogni però erano rivolti alla stella. Una volta, trovandosi di nuovo su un alto scoglio in riva al mare notturno, stava a guardare la stella ardendo d'amore. E nel momento di maggior desiderio fece un balzo e si buttò nel vuoto per andare incontro alla stella. Ma nel momento stesso del balzo un pensiero gli attraversò la mente: no, è impossibile! Così cadde sull'arena e rimase sfracellato. Non sapeva amare. Se nel momento del balzo avesse avuto l'energia di credere fermamente nel buon esito, sarebbe volato in alto a congiungersi con la stella.
<< L'amore non deve implorare >> conchiuse << e nemmeno pretendere. L'amore deve avere la forza di diventare certezza dentro di sè. Allora non è più trascinato, ma trascina. Il suo amore, Sinclair, è trascinato da me. Quando mi dovesse trascinare, verrò. Io non voglio fare regali, voglio essere conquistata. >>

Hermann Hesse

martedì 7 febbraio 2012

DARE PER SCONTATA LA VERITA'


Un mercante, vedovo, era partito per un viaggio d’affari lasciando a casa il figlio piccolo.
Durante la sua assenza arrivò un gruppo di banditi che saccheggiò e poi incendiò l’intero villaggio. Il mercante, al ritorno, non trovò più la sua casa, ridotta a un cumulo di ceneri, e lì vicino trovò il cadavere carbonizzato di un bambino. Si gettò a terra e pianse a lungo, battendosi il petto e strappandosi i capelli.
Il giorno dopo, il mercante fece cremare il piccolo corpo, quel figlio così caro era l’unica ragione della sua esistenza, dunque cucì un bel sacchettino di velluto e vi mise dentro le ceneri. Dovunque andasse, portava con sè quel sacchetto. L’aveva sempre addosso, quando mangiava, quando dormiva, quando lavorava.
In realtà suo figlio era stato rapito dai banditi. Tre mesi dopo era riuscito a scappare e a tornare a casa; arrivò che erano le due di notte, bussò alla porta della nuova casa che il padre si era costruito. Il povero padre, che giaceva a letto in lacrime, stringendosi al petto il sacchetto con le ceneri, chiese: “Chi è?” “Sono io, sono tuo figlio!” Il padre rispose: “E’ impossibile, mio figlio è morto; ho cremato il suo corpo e porto con me le ceneri. Devi essere un bambino cattivo che sta cercando di imbrogliarmi. Vattene! Smettila di disturbarmi!”
Si rifiutò di aprire la porta. Il bambino non trovò alcun modo di entrare in casa: dovette andarsene, e così quel padre perse per sempre  il figlio

Se ad un certo punto della vostra vita prendete per verità assoluta un idea o una percezione, state chiudendo la porta della mente ed alla fine della ricerca della Verità. Non solo smette di cercare la Verità ma se anche venisse la Verità in persona a bussare alla vostra porta, vi rifiutereste di aprirle.
Storia  e parole del Buddha

MAI TRADIRE


Un asino ed una volpe fecero amicizia e insieme se ne andarono a caccia. Incontrarono un leone dall'aria minacciosa.
La volpe intuì il pericolo che stava correndo, gli si avvicinò e cominciò a parlargli: si impegnava a consegnargli l'asino, in cambio della sua salvezza.
Il leone le promise la libertà: così la volpe condusse l'asino verso una trappola e ce lo lasciò cadere. Il leone, appena vide che l'asino era nell'impossibilità di fuggire, assalì per primo la volpe e poi, con calma, ritornò ad occuparsi dell'animale che era caduto nella trappola.
Esopo

TRASFORMARE LA SCONFITTA IN VITTORIA


Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.
Finalmente il contadino prese una decisione, crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo. Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.
Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo. L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.
Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
Esopo

L'IMITAZIONE FA' PERDERE ANCHE LE PROPRIE DOTI


Il nibbio, durante il primo periodo della sua esistenza, aveva posseduto una voce, certo non bella, ma comunque acuta e decisa. Egli, però, era sempre stato nutrito da una incontenibile invidia di tutto e di tutti. Sapeva di essere imparentato con l'aquila, ma questo, invece di costituire un vanto, non faceva altro che alimentare la sua gelosia: capiva di essere inferiore e si rodeva dalla rabbia per questo. Invidiava gli uccelli variopinti come il pappagallo e il pavone, lodati e vezzeggiati da tutti. Inoltre, si mostrava sprezzante nei riguardi dell'usignolo, dicendo tra sé:

"Sì, ha una bella vocetta ma é troppo delicata e romantica! Roba da donnicciole! Se devo cercare di migliorare la mia voce certamente non prenderò come esempio questo stupido uccello. Io voglio una voce forte, che si imponga sulle altre!"
Era un bel giorno di primavera. Il nibbio se ne stava tranquillamente appollaiato sopra un ramo di faggio, riparato dalle fresche fronde della pianta. Inaspettato, giunse un cavallo accaldato che, cercando un po' di refrigerio, andò a riposarsi all'ombra dell'albero.

Sdraiandosi con l'intenzione di fare un sonnellino, l'equino, inavvertitamente si punse con un cardo spinoso e, dal dolore, lanciò un lungo e acutissimo nitrito.
"Oh, che meraviglia!" Esclamò il nibbio con entusiasmo. Questa é la voce che andrebbe bene per me: acuta, imponente e inconfondibile!"

Il nibbio cominciò da quel mattino, ad esercitarsi nell'imitazione di quel verso meraviglioso. Provò e riprovò scorticandosi la gola, ma inutilmente. Quando, dopo molti tentativi senza successo, si rassegnò a tornare alla sua voce originale, ebbe una brutta sorpresa: gli era sparita a furia di sforzarla! Cosi dovette accontentarsi di emettere un suono insignificante e rauco per tutta la vita!

Chi, mosso da invidia, cerca di imitare ciò che è al di fuori della sua natura, perde anche le proprie doti originali.

da Esopo

LA PERFEZIONE DEL MONDO


Dopo aver giocato con i suoi compagni, un fanciullo si sedette sotto una grande quercia.
Guardò in su e vide che l’albero aveva tante piccole ghiande.
Poi abbassò lo sguardo e vide che lì nei paraggi c’era un campo con dei grandi cocomeri.
Così pensò tra sé e sé:
"Che strano è il mondo! Un albero così grande che fa dei frutti così piccoli, mentre delle piccole piante in un campo fanno dei frutti così grandi. Chissà perché mai?!".
Non aveva ancora terminato quel pensiero che all’improvviso gli cadde una ghianda sulla testa.
E allora tutto felice, esclamò:
"Beh’. È proprio una fortuna che sull’albero non crescano cocomeri!".
"Quando le nuvole della mente si sono dissipate, non si potrà che sorridere alla perfezione del mondo".

IL SEGRETO DELLA FELICITA'


... Un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.
 Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.
 Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.
 "Nel frattempo, voglio chiederti un favore", concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. "Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio."
 Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
 Allora, gli domandò questi: "Hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?"
 Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.
 "Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo", disse il Saggio. "Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa."
 Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
 "Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato?" domandò il Saggio.
 Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
 "Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti", concluse il più Saggio dei saggi.
 "Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

- Il segreto della felicita- tratto dall'Alchimista di P. Coelho

SCEGLIERE LE EMOZIONI DA TENERSI


C'era un professore molto impegnato e severo, ma era anche conosciuto dai suoi alunni come uomo giusto e comprensivo.
Alla fine dell'anno, terminato il corso, mentre stava sistemando delle carte sulla cattedra, gli si avvicinò un alunno e con aria di sfida gli disse:
"Professore, sono contento di averi finito il corso, così non dovrò più ascoltare le stupidaggini che lei dice e starò benissimo senza essere obbligato a vedere la sua faccia, che detesto".
L'alunno se ne stava impettito, con aria di sfida, aspettandosi che il professore si arrabbiasse. Invece, con sua grande sorpresa, il professore gli rispose con queste parole:
"Se qualcuno ti offre qualcosa che tu non vuoi, la prendi ugualmente
"No certo!" rispose sorpreso l'alunno.
"Bene - continuò il professore - quando qualcuno cerca di offendermi o mi dice cose sgradevoli, mi sta offrendo qualcosa. Nel tuo caso si tratta di una emozione di rabbia e di rancore che io posso benissimo decidere di non accettare. Se mi sento offeso e mi arrabbio significa che sto accettando il tuo regalo. Ma io preferisco regalarmi distensione e serenità. Amico - continuò il professore - la vita ci da' la possibilità di scegliere se amareggiarci o essere felici. La tua rabbia passerà, ma non cercare di lasciarla a me, perchè non mi interessa. Ogni giorno, ogni momento tu puoi scegliere quali emozioni e quali sentimenti tu vuoi tenere dentro di te. E qualsiasi cosa tu scelga resterà dentro di te sino a che tu non vorrai cambiarlo. Perchè è talmente grande la libertà che la vita ci da' che abbiano persino la possibilità di scegliere se amareggiarci o essere felici. Nei Proverbi, al versetto 15:1 si legge 'La risposta amabile calma la rabbia, ma quella aggressiva aggiunge legna al fuoco'. Quante volte abbiamo accettato offese che non ci appartenevano e abbiamo risposto ad esse con lo stesso linguaggio. Non dimenticare che sei tu che decidi se accettare o no la critica ditruttiva, l'offesa e la presa in giro. Mantieni sempre il controllo delle tue emozioni, non conservare amarezza nel tuo cuore contro nessuno e rispondi con gentilezza, così che dalla tua sorgente sgorghi sempre acqua dolce. Come faceva Cristo".

DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE


Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
G.Leopardi

domenica 29 gennaio 2012

I DONI NON ACCETTATI


“Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”, domandò il samurai. “A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.
“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro: “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé”.
 Storiella Zen

L'AMORE COME SOGNO


Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera. Sedevano vicini l'uno all'altra. E la donna disse: "Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti".

E l'uomo disse: "Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni".

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: "Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo".

E si separarono.

E l'uomo disse: "Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia".

E la donna disse: "Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?" (Gibran)

COME CAMMINARE


C'è una storia che raccontano dalle mie parti, una storia adatta a quelli che inciampano.
"Puoi camminare guardandoti i piedi e allora, è raro, ma potrai inciampare lo stesso; di sicuro, perderai un tramonto che si spegne davanti a te, i disegni di uno stormo d'uccelli sulla tua testa. Oppure puoi camminare guardandoti attorno, quasi sicuramente inciamperai, però avrai raccolto i regali della terra."
G.Carcasi

venerdì 6 gennaio 2012

TENERE PER MANO

Una bambina e suo padre stavano attraversando un ponte‎... Il padre un po' ansioso disse alla bimba: "Tesoro,ti prego di tenere la mia mano così non cadi nel fiume".La bambina gli rispose:"no papà tieni tu la mia mano"."qual è la differenza?"chiese il padre perplesso."c'è una grande differenza, "rispose la bambina."Se tengo io la tua mano e mi succede qualcosa, è probabile che allento la presa e cado giu'...ma se sei tu a tenermi la mano, io so per sicuro che qualunque cosa accada...tu non la lascerai mai...