lunedì 22 novembre 2010

PRENDERSI CIO' CHE E' PROPRIO

Il contadino va al castello perché gli hanno detto che se prende il trono diventerà re ma all’ingresso del castello c’è una guardia che gli dice:
«se passi ti uccido»
allora delle due l’una
o il contadino sopravvive ma rimane contadino
oppure osa a rischio di se stesso.
Il contadino starà per sempre di fronte al castello e in punto di morte il soldato lascia andare la lancia, il contadino gli dice
«ma così facendo qualcuno potrà entrare e prendere il trono»
e il soldato:
«il castello era per te, ma tu non hai mai osato sfidarmi per prenderti ciò che era tuo.»
(breve riscrittura del Guardiano della legge di Kafka http://raccontiterapeutici.blogspot.com/2008/05/il-guardiano-della-legge.html)

domenica 21 novembre 2010

I TUOI GIORNI PERDUTI

Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernest Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta e caricava la cassa su di un camion.

Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone.

Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò nel dirupo che era colmo di migliaia e migliaia di altre cassi uguali.

Si avvicinò all’uomo e gli chiese: –Ti ho visto portar fuori quella cassa dal mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?

Quello lo guardò è sorrise: –Ne ho ancora sul camion, da buttare. Non sai? Sono i giorni.

–Che giorni?

–I giorni tuoi.

–I miei giorni?

–i tuoi giorni perduti. I giorni che hai perso. Li aspettavi, vero? Sono venuti. Che ne hai fatto? Guardali, intatti, ancora gonfi. E adesso?

Kazirra guardò. Formavano un mucchio immenso. Scese giù per la scarpata e ne aprì uno.

C’era dentro una strada d’autunno, e in fondo Graziella, la sua fidanzata, che se n’andava per sempre. E lui neppure la chiamava.

Ne aprì un secondo e c’era dentro una camera d’ospedale, e sul letto suo fratello Giosuè che stava male e lo aspettava. Ma lui era in giro per affari.

Ne aprì un terzo. Al cancelletto della vecchia misera casa stava Duk, il fedele mastino, che lo aspettava da due anni, ridotto pelle e ossa. E lui non si sognava di tornare.

Si sentì prendere da una certa cosa qui, alla bocca dello stomaco. Lo scaricatore stava dritto sul ciglio del vallone, immobile come un giustiziere.

–Signore! – gridò Kazirra. –Mi ascolti. Lasci che mi porti via almeno questi tre giorni. La supplico. Almeno questi tre. Io sono ricco. Le darò tutto quello che vuole.

Lo scaricatore fece un gesto con la destra, come per indicare un punto irraggiungibile, come per dire che era troppo tardi e che nessun rimedio era più possibile. Poi svanì nell’aria, e all’istante scomparve anche il gigantesco cumulo delle casse misteriose. E l’ombra della notte scendeva.
Dino Buzzati

COME CONSOLARE NEL DOLORE E NELLA GIOIA

Una bambina torna dalla casa di una vicina alla quale era appena morta, in modo tragico la figlioletta di otto anni.

"Perché sei andata?", le domanda il padre.

"Per consolare la mamma".

"E che potevi fare, tu così piccola, per consolarla?".

"Le sono salita in grembo e ho pianto con lei".

Se accanto a te c'è qualcuno che soffre, piangi con lui. Se c'è qualcuno che è felice, ridi con lui.

L'amore vede e guarda, ode e ascolta. Amare è partecipare, completamente, con tutto l'essere. Chi ama scopre in sé infinite risorse di consolazione e compartecipazione. Siamo angeli con una ala sola: possiamo volare solo se ci teniamo abbracciati.
Bruno Ferrero

FINCHE' DURA IL RIMORSO DURA LA COLPA

Abele e Caino s'incontrarono dopo la morte di Abele.

Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano ambedue molto alti. I fratelli sedettero in terra, accesero un fuoco e mangiarono.

Tacevano, come fa la gente stanca quando declina il giorno. Nel cielo spuntava qualche stella, che non aveva ancora ricevuto il suo nome.

Alla luce delle fiamme, Caino notò sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciando cadere il pane che stava per portare alla bocca chiese che gli fosse perdonato il suo delitto.

Abele rispose:

-Tu hai ucciso me, o io ho ucciso te? Non ricordo più: stiamo qui insieme come prima.

-Ora so che mi hai perdonato davvero, -disse Caino, -perché dimenticare è perdonare. Anch'io cercherò di scordare.

Abele disse lentamente:

-È così. Finchè dura il rimorso dura la colpa.
 Jorge Luis Borges

OGNUNO HA IL SUO TEMPO

Tra le molte virtù di Chuang-Tzu c'era l'abilità nel disegno. Il re gli chiese il disegno di un granchio. Chuang-Tzu disse che aveva bisogno di cinque anni di tempo e di una villa con dodici servitori. Dopo cinque anni il disegno non era ancora cominciato.  Ho bisogno di altri cinque anni, disse Chuang-Tzu. Il re glieli accordò. Allo scadere dei dieci anni, Chuang-Tzu prese il pennello e in un istante con un solo gesto, disegnò il più perfetto granchio che si fosse mai visto.  Chuang-tzu

SALVARE UNA STELLA

Si racconta che su una spiaggia deserta, al tramonto, un uomo raccoglieva le stelle di mare, una alla volta e le gettava in acqua.
un signore incuriosito andò a vedere, vide l'uomo e gli disse: "buonasera amico, mi chiedevo cosa stesse facendo."
l'uomo sorrise e rispose: "ributto in acqua queste stelle. Vedi, adesso c'è la bassa marea e tutte queste stelle sono state depositate sulla riva. Se non le ributto in acqua moriranno per mancanza di ossigeno."
Capisco - rispose l'altro - ma devono essercene migliaia su questa spiaggia. Non si può trovarle tutte. E poi succede lo stesso su centinaia di altre spiagge lungo la costa! Non vedi che non puoi cambiare le cose?
L'uomo delle stelle sorrise, si chinò a raccogliere un'altra stella di mare e gettandola nell'acqua rispose:" ho cambiato le cose per questa qui."
dal Web

IL CIELO ERA NEL SUO CUORE DA SEMPRE

c'era una volta un bel fiume che scorreva tra colline e boschi. All'inizio era un gaio ruscelletto, uno zampillo giocoso e canterino che scaturiva rapido dalla cima del monte.. Allora era giovane, ma quando scese in pianura rallentò. Pensava al momento in cui sarebbe arrivato all'oceano. Col tempo, crescendo, imparò a farsi bello, serpeggiando con grazia fra colline e praterie.

Un giorno si guardò e vide riflesse dentro di sè le nuvole, nuvole di ogni forma e colore.. Per giorni non fece altro che rincorrerle. Voleva una nuvola tutta sua per tenerla sempre con sè. Ma le nuvole passano nel cielo senza fermarsi mai e cambiano forma continuamente. l'impermanenza connaturata alle nuvole faceva soffrire il fiume.. Il piacere e la gioia che provava a rincorrerle svanirono, e non vi fu che disperazione e rabbia. Un giorno un vento impetuoso spazzò via tutte le nuvole.. Il cielo restò completamente vuoto. Il fiume pensò che non valesse la pena di vivere, dal momento che non c'erano nuvole da inseguire. Era pronto a morire. Quella notte il fiume ascoltò se stesso per la prima volta. Era stato così occupato a inseguire qualcosa di esterno che non aveva mai avuto il tempo di guardarsi.. Quella notte fu la sua prima occasione di ascoltarsi piangere, di ascoltare il rumore dell'acqua che batteva contro le rive. Prestando ascolto alla sua voce fece una scoperta importante. Capì che quello che aveva tanto cercato era già dentro di sè. Scoprì che le nuvole non sono altro che acqua, che nascono dall'acqua e all'acqua fanno ritorno. E scopriì di essere acqua anche lui..

Il mattino seguente al sorgere del sole vide per la prima volta il cielo azzurro. Non lo aveva mai notato. Interessato com'era alle nuvole non aveva mai fatto caso al cielo. Allora capì che quel cielo immenso dimorava nel suo cuore da sempre. Nel pomeriggio le nuvole tornarono ma ora non gli interessava più possederle. Poteva ammirare la bellezza di ciascuna e dare il benvenuto a tutte. Quando arrivava una nuvola, la salutava con premurosa gentilezza, quando una nuvola andava via con la stessa gentilezza le diceva allegramente arrivederci. Quella sera accadde un fatto magico. Quando il suo cuore si aprì ad accogliere il cielo della sera, il fiume ricevette l'immagine della luna piena, bella e luminosa come un gioiello. Non aveva mai immaginato di poter ospitare un'immagine tanto bella dentro di sè.
Da “ la pace è ogni passo” Thich Nhat Hanh