giovedì 16 aprile 2009

IL PETTEGOLEZZO

Un giorno una donna spettegolava con un amica di un uomo che a malapena conosceva....
Quella notte fece un sogno…, un enorme mano apparve sopra di lei, e le puntò il dito contro,
la donna fu sopraffatta da un opprimente senso di colpa,
il giorno seguente andò a confessarsi, da un anziano prete della parrocchia…al quale raccontò tutto…
“il pettegolezzo è peccato??” chiese al vecchio prete...
“era la mano di Dio onnipotente che puntava il dito contro di me??...le devo chiedere l’assoluzione, Padre…..mi dica..ho commesso peccato??
“SI”…le rispose il Padre
“SI, donna ignorante e male allevata. Hai detto falsità sul conto di un tuo simile, hai messo a repentaglio la sua reputazione, dal profondo del cuore te ne dovresti vergognare…..!
Allora, la donna disse di essere pentita, e chiese il perdono...
“Non avere fretta…” disse il Padre, “vai a casa tua prima, prendo un bel cuscino e portalo sul tetto. Squarcialo bene con un coltello,e poi ritorna da me….”
Cosi la donna andò a casa, prese un cuscino dal letto, un coltello in cucina, salì sul tetto, salendo dalla scala antincendio e squarciò il guanciale.
Tornò poi dal vecchio prete, come lui le aveva detto….
“Hai squarciato il cuscino con il coltello??...chiese lui
“Si Padre…”“e il risultato qual è stato??”
“piume”….disse lei
“piume”….fece eco il prete
“piume dappertutto Padre”
“ora voglio che tu torni a casa, a raccogliere tutte le piume volate via con il vento”
“ ma…” rispose la donna…”non è possibile, non so dove siano finite, il vento le ha portate chissà dove…”
“…e questo è…”…disse il Padre….”IL PETTEGOLEZZO”….

( dal Film : Il Dubbio )

IL SILENZIO DEGLI UOMINI

Quante parole vanno perdute. Lasciano la bocca e perdono il coraggio, e se ne vanno in giro finché finiscono nel cataletto di scolo come foglie morte. Nei giorni di pioggia, passando, si sentono i loro cori:
ErounabellissimaragazzaTipregononandarteneCredoanch’iocheilmiocorposia-
divetroNonhomaiamatonessunoPensodiesseresimpaticaPerdonami...
C'era un tempo in cui non era insolito usare un pezzo di filo per guidare le parole che altrimenti avrebbero faticato ad arrivare a destinazione. Le persone timide si portavano in tasca un rocchetto di filo, ma anche chi aveva facilità a esprimersi sentiva di averne bisogno dal momento che, chi era abituato a farsi ascoltare da tutti, spesso si trovava in difficoltà quando voleva essere ascoltato da una persona in particolare. La distanza fisica tra due persone che usavano il filo spesso era minima; talvolta più piccola era, e maggiore era la necessità di usare del filo.
L'abitudine di attaccare un bicchierino a ciascun capo del filo nacque molto tempo dopo. Alcuni sostengono che sia legata all'impulso insopprimibile di portarsi alle orecchie le conchiglie, per ascoltare l'eco della prima espressione del mondo. Altri dicono che fu inaugurata da un uomo che teneva un capo del filo srotolato da una sponda all’altra dell'oceano, fino a una ragazza partita per l'America.
Quando il mondo divenne più grande e non ci fu abbastanza filo per impedire che le cose che gli uomini volevano dire scomparissero nell'immensità, fu inventato il telefono.
A volte non c'è filo abbastanza lungo per dire quello che è necessario. In quei casi, il filo non puo fare altro che accompagnare il silenzio degli uomini.

Nicole Krauss – La storia dell'amore

martedì 14 aprile 2009

CONTINUARE A LOTTARE

Una rosa bramava giorno e notte la compagnia delle api, ma nessuna andava a posarsi sui suoi petali. Nonostante ciò, il fiore continuò a sognare: nelle lunghe notti, immaginava un cielo dove volteggiavano miriadi di api, che si posavano a baciarlo teneramente. Grazie a questo sogno, riusciva a resistere fino all'indomani, allorché tornava a schiudersi con la luce del sole. Una notte, conoscendo la solitudine che la attanagliava, la luna domandò alla rosa:
«Non sei stanca di aspettare?»
«Forse si. Ma devo continuare a lottare.»
«Perché?»
«Perché se non mi schiudo, appassisco.»
Nei momenti in cui la solitudine sembra annientare ogni bellezza, l'unica maniera di resistere è quella di mantenersi aperti.

LA SOFFERENZA PROPRIA E QUELLA DEGLI ALTRI

Un giorno un'aquila piombò nel nido dell'allodola e fece strage dei piccoli. Quando l'allodola madre ritornò a casa, scoppiò a piangere disperatamente. Si recò allora dal Re del bosco per essere vendicata.
Il Re rimase silenzioso di fronte alla richiesta dell'allodola. Poi disse: "Guarda, guarda laggiù. Vedi quella famiglia di moscerini che danza felice?"
"Sì, la vedo", rispose l'allodola, "E allora?"
Non fece in tempo a concludere la frase che in quel momento sbucò dai rami, all'improvviso, un'altra allodola che piombò sui moscerini divorandoli.
"Vedi?" disse il Re del bosco, "Tutte le creature viventi sono crudeli, ma tutti pensano alla sofferenza propria, non a quella degli altri; al male che ricevono, non al male che fanno."
L'allodola ammutolì e volò via in silenzio.
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