lunedì 30 giugno 2008

NON C'ERA SCRITTO NIENTE A PAGINA 32

Non c'era scritto niente a pagina trentadue. Non c'era scritto neanche "32". Pagina trentadue era completamente bianca. Il capitolo uno finiva a pagina trentuno e, siccome l'editore non voleva cominciare il capitolo due sulla pagina a sinistra, lo aveva cominciato a pagina trentatre', e pagina trentadue l'aveva lasciata bianca. Tutti gli altri capitoli finivano sulla pagina a sinistra, cosi' non c'era bisogno di lasciare quella pagina bianca, e pagina trentadue era l'unica pagina del libro.Non è bello essere l'unica pagina bianca di un libro.Un libro è come un piccolo paese, staccato dal resto del mondo. La maggior parte del tempo se ne sta per conto suo sullo scaffale, e solo la copertina ha contatti con l'esterno: con altre copertine ma anche con il sole e la polvere, e ogni tanto con una mosca loquace che porta notizie da fuori. Se lo si tira giu' dallo scaffale, è raro che lo si apra: magari si vuole solo mostrarlo a qualcuno, cosi' è sempre la copertina che si gode il mondo. Anche quando lo si apre, ogni pagina ha diritto a pochi minuti di luce, e nello sforzo di sfruttarli il piu' possibile capita spesso che cada in confusione e dopo non si ricorda piu' niente. "Quante persone c'erano sedute a leggermi: due o tre? E stavano proprio parlando di me? E gli piacevo? Non ho capito, non ce l'ho presente e forse non mi succedera' piu'".Stando cosi' le cose, le pagine di un libro parlano soprattutto fra loro. E, non avendo molto da dire, parlano soprattutto una dell'altra. Potete immaginare dunque quante se ne debba sentire una pagina bianca. "Guarda quella: non ha neanche il numero.""Se non fosse per la pagina a fianco, non saprebbe neanche chi è." "Se ne potrebbe benissimo fare a meno." "Serve solo ad aumentare il prezzo." Eccetera eccetera. Non che queste cose te le vengano a dire in faccia, ma il posto è piccolo e prima o poi ti capita di sentirle. Pagina trentadue aveva tanta pazienza e non protestava mai, ma soffriva molto.Un giorno arrivo' il padrone con suo figlio: un bimbo piccolo e irrequieto, che certamente avrebbe fatto danni. Tutte le copertine erano preoccupate. Molte pero' tirarono un sospiro di sollievo quando il padre disse: "Aspetta, ti do io un libro che puoi strappare. Ecco: prendi questo, tanto non serve." Il libro era quello con la pagina bianca, e in men che non si dica il bimbo lo ridusse ad un mucchio di fogli. Le pagine erano offese e stupefatte, ma le loro avventure non erano finite. A un certo punto il padre si mise a cercare in mezzo ai fogli, prese la pagina bianca e ci fece un aeroplanino. Lo fece lasciando il bianco di fuori, perche' gli sembrava piu' bello, cosi' pagina trentuno (che era scritta a meta', essendo la fine del capitolo uno) non poteva vedere niente di quel che succedeva. Poi arrivo' la mamma e disse: "Che cosa avete combinato? Mettete in ordine!". Le altre pagine finirono nel camino e le loro preziose parole diventarono cenere. Pagina trentadue invece ando' a volare in giardino e vide alberi e farfalle, ed ebbe tutto il tempo per guardare bene. E questo perche' a pagina trentadue non c'era scritto niente. Non c'era scritto neanche "32".
(la filosofia in 42 favole di Ermanno Bencivenga)

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