sabato 9 agosto 2008

LA PERSEVERANZA E LA TIGRE

Che cosa dovete fare se vi accorgete di non ottenere i risultati desiderati nella conquista? Perseverate nel comportamento giusto, perché alla fine produrrà frutti superiori alle vostre aspettative. “La pazienza è amara, ma dà un frutto dolce”, disse una volta Rousseau.
Un’antica favola coreana narra di una giovane sposa il cui marito tornò a casa dopo aver combattuto in guerra alcuni anni. Dopo il ritorno dalla guerra, l’uomo sembrava distaccato dalla vita e da lei; quando la moglie gli parlava, la ignorava, e quando le rivolgeva la parola era sempre con un tono di voce aspro. Andava in collera quando il cibo preparato dalla moglie non era esattamente di suo gradimento, e spesso lei lo sorprendeva a guardare nel vuoto con aria apatica e sofferente.
La donna si rivolse a un vecchio saggio, chiedendogli aiuto. Gli domandò se esisteva una pozione che facesse ridiventare suo marito l’uomo amorevole che era sempre stato. Il vecchio saggio le disse che prima era necessario procurarsi un pelo dei baffi di una tigre viva, che era l’ingrediente principale di quella pozione. La giovane donna era terribilmente spaventata alla prospettiva di tentare di procurarsi un baffo di tigre, ma l’amore per il marito e il desiderio che i loro rapporti tornassero quelli di un tempo la spinsero a tentare la ricerca dell’ingrediente necessario.
Di notte, mentre il marito dormiva, ignaro delle sue attività, scese dal letto per raggiungere a piedi una montagna vicina dov’era risaputo che vivesse una tigre. Lassù, munita solo di una ciotola di riso con sugo di carne, offrì il cibo alla tigre e la invocò in lacrime, supplicandola di avvicinarsi a mangiare. Da principio la tigre si limitò a ignorare i suoi richiami; ma la donna insistette, una notte dopo l’altra, avvicinandosi ogni volta di qualche passo.
Infine una notte erano a pochi passi di distanza l’uno dall’altra e rimasero a guardarsi negli occhi, senza che nessuno dei due sapesse che cosa riservava il futuro. Finalmente la giovane donna coraggiosa si ritirò davanti alla tigre. La notte successiva, la tigre mangiò dalla sua mano. La giovane donna era esultante ma cauta. Nei mesi successivi, ogni notte, non fece null’altro che tendere la mano ad ogni visita, per lasciare che la tigre si sfamasse.
Parecchio tempo dopo, una notte, la giovane donna guardò in fondo agli occhi della tigre che mangiava dalla sua mano e disse: “Oh, ti prego, prezioso animale, non uccidermi per quello che sto per fare!”. Poi, fulminea, strappò dal muso della tigre un pelo dei baffi.
Scese di corsa lungo il sentiero per recarsi subito all’abitazione del vecchio saggio, sollevata all’idea che la tigre le avesse permesso di allontanarsi liberamente. Quando arrivò, ansimante ed eccitata, il vecchio saggio, esaminò attentamente il pelo per controllare che fosse autentico. Quando se ne fu accertato, si girò e lo gettò nel fuoco, sotto gli occhi inorriditi della giovane donna. “Che cosa fai?” gridò lei.
Il vecchio saggio rispose con dolcezza: “Donna, un uomo è forse più crudele di una tigre? Hai visto che grazie alla pazienza, alla gentilezza e alla comprensione, si può domare persino una bestia feroce e selvaggia. Senza dubbio puoi ottenere lo stesso risultato con tuo marito”.

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