lunedì 16 novembre 2009

IL RICORDO

In una giornata d'inverno, rientrando a casa, mia madre, vedendomi infreddolito, mi propose di prendere, contrariamente alla mia abitudine, un po' di tè. Rifiutai dapprima, e poi, non so perché, mutai d'avviso. Ella mandò a prendere una di quelle focacce pienotte e corte chiamate «maddalenine».
Ed ecco, portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzo di «maddalena» quella della conchiglietta di pasta , con la sua veste a pieghe. Ma, nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di focaccia toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario. Un piacere delizioso m'aveva invaso, Avevo cessato di sentirmi mediocre. Da dove m'era potuta venire quella gioia violenta? Sentivo ch'era legata al sapore del tè e della focaccia, ma la sorpassava
Donde veniva? Che significava? Dove afferrarla?
E ad un tratto il ricordo m'è apparso.
Quel sapore era quello del pezzetto di «maddalena» che la domenica mattina , quando andavo a salutarla nella sua camera, la zia Léonie mi offriva dopo averlo bagnato nel suo infuso di tè o di tiglio.
La virtù della bevanda sembra diminuire. Depongo la tazza e mi rivolgo al mio animo.
…….l'odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, portando, l'immenso edificio del ricordo.
Chiedo al mio animo ancora uno sforzo, gli chiedo di ricondurmi di nuovo la sensazione che fugge.
…… allontano ogni ostacolo, ogni pensiero estraneo, mi difendo l'udito e l'attenzione dai rumori della stanza accanto.

Marcel Proust

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