sabato 29 novembre 2008

AMORE: INFERNO, PURGATORIO O PARADISO

IN QUALE GIRONE DANTESCO DELL'AMORE TI TROVI ?

Inferno
Non sono stato amato e quindi non mi amo.
Ho bisogno d’amore ma ho paura d’amore. Vorrei essere amato ma ho paura di essere rifiutato un’altra volta. Non mi apro.
Non mi amo e quindi non riesco ad amare.
Vorrei amare, vorrei aprirmi ma ho paura di farlo, non sono capace di farlo, credo di non esserne in grado e allontano chi prova ad amarmi.
Non riesco ad amare e quindi non mi amano.
Non mi amano e quindi non mi amo… e il circolo continua.

Purgatorio
Non sono stato amato ma provo ad amarmi.
Provo ad amarmi e provo ad aprirmi.
Mi apro e vinco la paura del rifiuto.
Prendo fiducia in me e mi apro un altro po’.
Mi apro e vedo che non è così terrorizzante, che si può fare.
E anche se non sono stato amato provo ad amarmi…
e il circolo progredisce.

Paradiso
Mi amo perché sono stato amato.
Mi hanno fatto sentire importante e adesso lo sento anch’io.
Mi amo e sono amato.
Gli altri sentono la mia positività e il mio valore che anch’io sento. Così è facile per loro amarmi e aprirsi.
E anche per me è facile aprirmi e farmi amare.
Sono amato e mi amo.
E più intesso relazioni d’amore e più sento che sono capace d’amare, che sono una persona preziosa e importante…
e il circolo continua.»
(dal web)

SAPER ASCOLTARE

Mauro proveniva da una buona famiglia, con genitori amorevoli, due fratelli e una sorella, che avevano successo nella vita scolastica e sociale. Vivevano in un bel quartiere e Mauro aveva tutto quello che un ragazzino può desiderare. Ma alle elementari, Mauro fu subito etichettato come soggetto «speciale». Nelle medie era il «disadattato piantagrane». Alle scuole superiori cominciò a inanellare espulsioni e voti disastrosi. Una domenica, un insegnante incrociò la famiglia e disse:
«Mauro sta facendo molto bene in questo periodo. Siamo molto soddisfatti di lui».
«Forse ci state confondendo con un'altra famiglia...» disse il padre.
«Il nostro Mauro non ne azzecca mai una. Siamo molto imbarazzati e non sappiamo capire perché».
Mentre l'insegnante se ne andava, la madre osservò:
«Però, a pensarci bene, Mauro non si è cacciato nei guai nell'ultimo mese.
Inoltre è sempre andato a scuola presto e si è sempre fermato più del necessario.
Che cosa starà succedendo?».
Alla consegna della prima pagella, i genitori di Mauro si aspettavano voti bassi e note insoddisfacenti sul comportamento.
Invece sulla pagella c'erano voti più che sufficienti e una menzione speciale in condotta.
Mamma e papà erano sconcertati.
«A chi ti sei seduto vicino, per avere questi voti?» chiese papà con sarcasmo.
«Ho fatto tutto da solo» rispose umilmente Mauro.
Perplessi e non completamente convinti, i genitori di Mauro lo riportarono a scuola per parlare con il preside.
Egli assicurò loro che Mauro stava andando molto bene.
«Abbiamo una nuova insegnante di sostegno, e sembra che lei abbia una particolare influenza su Mauro» disse.
«Penso che dovreste conoscerla».
Quando il trio si avvicinò, la donna aveva il capo abbassato.
Le ci volle un istante per accorgersi che aveva visite.
Quando lo capì, si alzò in piedi e iniziò a gesticolare con le mani.
«Cos'è questo?» chiese indignato il padre di Mauro.
«Linguaggio dei segni? Questa donna è sordomuta! ».
«Ecco perché è così straordinaria» disse Mauro, mettendosi in mezzo.
«Lei fa molto di più, papà. Lei sa ascoltare! » .
(dal web)

RELATIVITA'

Cara Mamma, caro Papa’, sono ormai tre mesi che sono ritornata all’universita’ e non ho ancora trovato il tempo per scrivervi.
Mi scuso per avervi trascurato ma ora vi voglio raccontare tutto.
Prima di leggere, pero’, sedetevi; mi raccomando non continuate a leggere prima di esservi messi seduti, d’accordo? Ora sto abbastanza bene.
La frattura ed il trauma cranico che mi sono provocata saltando dalla finestra del dormitorio in fiamme, poco dopo il mio arrivo, sono ormai quasi guariti.
Sono restata all’ospedale solo 2 settimane e la vista mi e’ ritornata quasi normale.
Anche le forti emicranie che mi colpivano in continuazione non le ho piu’ che una volta alla settimana.
Fortunatamente il garzone del benzinaio che e’ in fondo alla strada aveva visto tutto.
E’ lui che ha avvisato i pompieri e chiamato l’ambulanza.
E’ anche venuto spesso a trovarmi all’ospedale e, poiche’ dopo l’incendio non sapevo dove alloggiare, e’ stato cosi’ gentile da propormi di andare ad abitare da lui.
In realta’ non e’ che una cameretta in un sottoscala ma e’ piuttosto carina.
Lui e’ un ragazzo formidabile e ci siamo subito innamorati.
Abbiamo deciso di sposarci: non abbiamo ancora fissato la data ma lo faremo di sicuro prima che il mio pancione cominci a vedersi.
E si cari genitori, sono incinta.
Io so bene a qual punto voi eravate ansiosi di diventare nonni e sono sicura che accoglierete questo bambino con tutto l’amore e la tenerezza che mi avete riservato quando ero piccola.
La sola cosa che ritarda la nostra unione e’ la piccola infezione che ha il mio fidanzato e che ci impedisce di effettuare le analisi pre-nuziali.
Anche io, scioccamente, mi sono fatta contagiare ma tutto si risolvera’ presto con le iniezioni di penicillina che faccio ogni giorno.
So bene che accoglierete questo ragazzo a braccia aperte nella nostra famiglia.
E’ una persona molto gentile e, sebbene non abbia fatto molti studi, e’ molto ambizioso.
Anche se non e’ della nostra stessa razza e religione, conoscendo la vostra larghezza di idee sono certa che non darete alcuna importanza al fatto che la sua pelle sia un po’ piu’ scura della nostra.
Sono sicura che lo amerete come io lo amo.
Anche i suoi genitori sono della gente per bene: sembra che suo padre sia un famoso mercenario nel villaggio africano dove e’ nato.
Bene, ora che avete letto tutto, dovete sapere che non c’e’ stato alcun incendio al dormitorio, non ho avuto nè frattura cranica nè commozione cerebrale, non sono andata all’ospedale, non sono incinta, non sono fidanzata, non ho la sifilide e non ci sono uomini dalla pelle scura nella mia vita.
E’ solo che sono stata bocciata in storia e filosofia e in questa occasione mi e’ sembrato opportuno aiutavi a riflettere sulla relativita’ delle cose.
Vi saluto e vi abbraccio forte forte.
(DAL WEB)

NON GIUDICARE

Due passerotti se ne stavano beatamente a prendere il fresco sulla stessa pianta, che era un salice. Uno si era appollaiato sulla cima del salice, l'altro in basso su una biforcazione dei rami.
Dopo un po', il passerotto che stava in alto, tanto per rompere il ghiaccio, dopo la siesta disse:
"Oh, come sono belle queste foglie verdi!".
Il passerotto che stava in basso la prese come una provocazione. Gli rispose in modo seccato:
"Ma sei cieco? Non vedi che sono bianche!".
E quello di sopra, indispettito: "Tu sei cieco! Sono verdi!".
E l'altro dal basso con il becco in su: "Ci scommetto le piume della coda che sono bianche.
Tu non capisci nulla! Sei matto!".
Il passerotto della cima si sentì bollire il sangue e senza pensarci due volte si precipitò sul suo avversario per dargli una lezione. L'altro non si mosse. Quando furono vicini, uno di fronte all'altro, con le piume del collo arruffate per l'ira, prima di cominciare il duello ebbero la lealtà di guardare nella stessa direzione, verso l'alto.
Il passerotto che veniva dall'alto emise un "oh" di meraviglia: "Guarda un po' che sono bianche!".
Disse però al suo amico: "Prova un po' a venire lassù dove stavo prima".
Volarono sul più alto ramo del salice e questa volta dissero in coro:
"Guarda un po' che sono verdi".

Non giudicare nessuno se prima non hai camminato un'ora nelle sue scarpe.
(dal web)

NARCISO E BOCCADORO

Narciso si chinò lentamente verso di lui e fece quello che in tanti anni della loro amicizia non aveva mai fatto, sfiorò con le sue labbra i capelli e la fronte di Boccadoro. Questi si accorse di ciò che accadeva, prima con stupore, poi con commozione "Boccadoro", gli sussurrò all´orecchio "perdonami di non averlo saputo dire prima" Boccadoro sorrise lieto e imbarazzato e con voce calma e sottomessa disse: "Quando mi avevi liberato dalla forca e ritornavamo al convento, io ti chiesi notizie del mio cavallo Bless e tu me le desti. Allora vidi che tu, che di solito non distingui quasi nemmeno un cavallo dall´altro, ti eri interessato del mio. Compresi che l´avevi fatto per me e ne fui molto lieto. Ora vedo ch´era proprio così e che mi vuoi bene davvero.
Anch´io ti ho sempre voluto bene.

Narciso e Boccadoro (Hermann Hesse)

COME TRASCORRERE IL TEMPO

Un signore pregò Takuan, un insegnante di zen, di suggerirgli come potesse trascorrere il tempo. Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le proprie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l'omaggio della gente.
Takuan tracciò otto ideogrammi cinesi e li diede all'uomo:
Non si ripete due volte questo giorno
Scheggia di tempo una grande gemma.
Mai più tornerà questo giorno.
Ogni istante vale una gemma inestimabile.

RUVIDEZZA E AMBIGUITA'

Lascia che ti racconti una piccola storia. C’era una volta un giovane che sognava di ridurre il mondo a pura logica. Dal momento che era un giovane intelligente, ci riuscì davvero. E quando ebbe finito la sua opera, fece un passo indietro per ammirarla. Era meravigliosa. Un mondo purgato dall’imperfezione e dall’indeterminatezza. Infiniti acri di ghiaccio luccicante esteso all’orizzonte.

Così il giovane intelligente guardò il mondo che aveva creato, e decise di esplorarlo. Fece un passo avanti e cadde lungo disteso sulla schiena. Vedi, aveva scordato l’attrito. Il ghiaccio era liscio, livellato e immacolato, ma non ci si poteva camminare sopra. Così il giovane intelligente si sedette e pianse lacrime amare.

Ma mentre cresceva diventando un vecchio saggio, giunse a capire che la ruvidezza e l’ambiguità non sono imperfezioni. Sono quello che fa girare il mondo. Voleva correre e danzare. Le parole e le cose sparse sopra questo terreno erano tutte rovinate e offuscate e ambigue e il vecchio saggio vide che quello era il modo di essere delle cose.

Ma restava in lui una nostalgia per il ghiaccio, dove tutto era radioso e assoluto e inflessibile. Benché fosse riuscito ad apprezzare l’idea del suolo ruvido, non riusciva a convincersi a vivere lì. Così ora si trovava abbandonato tra terra e ghiaccio, e in nessuno dei due riconosceva la sua casa.”

(“Giustizia e comunità” di Antonella Besussi)

IL SEME

“Il seme non può sapere cosa accadrà, poiché il seme non ha mai conosciuto il fiore. E il seme non può neppure credere di avere la potenzialità di diventare un fiore meraviglioso. Il viaggio è lungo, ed è sempre più sicuro non affrontarlo mai poiché il sentiero è sconosciuto, nulla è garantito. Nulla può essere garantito. I rischi lungo il cammino sono infiniti, i trabocchetti in cui cadere moltissimi e il seme è al sicuro, nascosto all’interno del suo duro involucro. Ma il seme compie degli sforzi, fa tentativi; lascia cadere il rigido guscio che rappresenta la sua sicurezza, inizia a muoversi. E subito inizia la lotta: la battaglia col terreno, con le pietre e le rocce, il seme era duro, il germoglio sarà estremamente fragile e i pericoli saranno immensi. Per il seme non c’era pericolo, avrebbe potuto sopravvivere millenni, mentre per il germoglio i pericoli sono infiniti. Ma egli si lancia verso l’ignoto, verso il sole, la fonte di luce, senza sapere dove andare, senza sapere il perché. Pesante è il fardello da portare, ma un sogno possiede il seme ed egli va avanti. Il sentiero dell’uomo è simile, è arduo e richiede molto coraggio.” (filosofo indiano)

A CHI VUOI BENE, UOMO ?

- A chi vuoi più bene, enigmatico uomo, dì? A tuo
padre, a tua madre, a tua sorella, a tuo fratello?
- Non ho né padre, né madre, né sorella né
fratello.
- Ai tuoi amici?
- Adoperate una parola di cui fino ad oggi ho ignorato il senso.
- Alla tua patria?
- Non so sotto quale latitudine si trovi.
- Alla bellezza?
- L'amerei volentieri, ma è dea e immortale.
- All'oro?
- Lo odio come voi odiate Dio.
- Ma allora che cosa ami, straordinario uomo?
- Amo le nuvole...le nuvole che vanno...laggiù, laggiù...le meravigliose nuvole!
(Baudelaire, Lo straniero)

IL TRADIMENTO DEL PADRE

“Un padre, volendo insegnare al figlio a essere meno pavido, lo fa saltare dai gradini di una scala. Lo mette in piedi sul secondo gradino e gli dice: -Salta, che ti prendo.- Il bambino salta. Poi lo piazza sul terzo, dicendo: -Salta, che ti prendo.- Indi il padre lo sistema sul quarto, poi sul quinto, dicendo ogni volta: -Salta, che ti prendo-, e ogni volta il bambino salta e il padre lo afferra prontamente. A un certo punto il bambino è su un gradino molto in alto, ma salta ugualmente, come in precedenza; questa volta però il padre si tira indietro, e il bambino cade lungo e disteso. Mentre tutto sanguinante e piangente si rimette in piedi, il padre gli dice: - Così impari, mai fidarti..., neanche se è tuo padre.” James Hillman in “Puer Aeternus”

venerdì 28 novembre 2008

ROMPERE UN BICCHIERE ?

Ho liberato una mano, ho preso un bicchiere e l'ho spostato sul bordo del tavolo.
"Cadrà" ha detto lui.
"Esatto. Voglio che tu lo faccia cadere."
"Rompere un bicchiere?"
Sì, rompere un bicchiere. Un gesto in apparenza semplice, ma che implica terrori che non giungeremo mai a comprendere appieno. Che cosa c'è di sbagliato nel rompere un bicchiere di poco valore, quando tutti noi, senza volerlo, abbiamo già fatto la stessa cosa nella vita?
"Rompere un bicchiere? " ha ripetuto. "Per quale motivo?"
"Posso spiegartelo, " ho risposto "ma, in verità, è solo così, per romperlo."
"Per te?"
"No, è chiaro".
Lui guardava il bicchiere sul bordo del tavolo, preoccupato che cadesse.
"È un rito di passaggio, come dici tu stesso" avrei voluto spiegargli. "È la cosa proibita. Non si rompono i bicchieri di proposito. In un ristorante, o nelle nostre case, ci preoccupiamo che i bicchieri non finiscano sul bordo del tavolo. Il nostro universo esige attenzione, affinché i bicchieri non cadano per terrà." "Eppure," pensavo ancora, "quando li rompiamo senza volerlo, ci accorgiamo che non è poi tanto grave. Il cameriere ci dice: "Non ha importanza", ed io non ho mai visto includere un bicchiere rotto nel conto di un ristorante.
Rompere bicchieri fa parte del caso della vita e non provoca alcun danno reale: né a noi né al ristorante né al prossimo".
Ho dato uno scossone al tavolo. Il bicchiere ha ondeggiato, ma non è caduto.
"Attenta!" ha detto lui, d'istinto.
"Rompi quel bicchiere" ho insistito io.
"Rompi quel bicchiere," pensavo, "perché è un gesto simbolico. Cerca di capire che io, dentro di me, ho rotto cose ben più importanti di un bicchiere e ne sono felice. Pensa alla lotta che divampa dentro di te e rompi questo bicchiere. Perché i nostri genitori ci hanno insegnato a fare attenzione con i bicchieri e coi i corpi. Rompi questo bicchiere, per favore, e liberaci da questi maledetti preconcetti, dalla mania che sia necessario spiegare tutto e fare solo quello che gli altri approvano."
"Rompi questo bicchiere" gli ho ripetuto.
Mi ha fissato negli occhi. Poi, lentamente, ha fatto scivolare la mano sul piano del tavolo, fino a toccare il bicchiere. Con un movimento rapido, lo ha spinto giù.
Il rumore del vetro infranto ha richiamato l'attenzione di tutti.
Invece di mascherare il gesto chiedendo scusa, lui mi ha guardato sorridendo e io ho ricambiato il gesto.
"Non ha importanza" ha esclamato il ragazzo che serviva ai tavoli.
Ma lui non lo ascoltava. Si è alzato e, mettendomi le mani tra i capelli, mi ha baciato.
(Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto. Paulo Coelho)

CAMBIARE STRATEGIA

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore".Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote.Il non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.Il pubblicitario rispose "Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorrise e andò via.Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c'è scritto: "Oggi è primavera... ed io non la posso vedere." Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e vedrai che sarà per il meglio.